Questa è una domanda interessante sulla quale ogni musicista che lavora nella musica da molti anni (tipo me, che ci sto da oltre 30 anni!!) dovrebbe riflettere.
In realtà, qui parliamo del caso – inaccettabile ma purtroppo molto comune – del professionista che studia poco, che ha poco tempo e spesso anche poca voglia di migliorare, con un interesse per la musica non così profondo come poteva avere agli inizi della sua carriera.
Questo lo si nota in certe categorie di professionisti, specialmente in quelli che si sono ritagliati un ruolo abbastanza sicuro e tranquillo nel mercato che non li stimola particolarmente ad andare avanti. Ad esempio un musicista inserito in una fondazione lirica (fino a pochi anni fa godendo di privilegi oltremodo eccessivi, adesso per fortuna il mondo sta cambiando anche per loro!), con il tipico approccio di chi suona in un’orchestra stabile.
Va detto che per il professionista il tempo è comunque sempre un po’ scarso, perché se le cose ti vanno bene sei spesso impegnato nei concerti e probabilmente ti sposti in luoghi lontani, oppure insegni molto e anche l’insegnamento ti assorbe molte ore. E così ti trovi ad avere veramente poco tempo da dedicare al tuo studio e alla tua ricerca personale.
In più, visto che probabilmente sei preso dai normali doveri della vita (famiglia, organizzazione della vita, salute…), anche i cosiddetti momenti liberi tendi a volerli dedicare ad altro, perché sei stanco e sicuramente hai bisogno anche di staccare un po’ per ricaricare le pile.
Ovviamente la realtà è molto più variegata di così, ma è innegabile che la maggior parte dei musicisti che lavora in orchestra, in band consolidate o in situazioni molto stabili tende a “sedersi”, ad accontentarsi della musica che fa e perde la voglia di crescere ed evolversi. D’altra parte, la conoscenza dello strumento che ha sviluppato negli anni è in genere più che sufficiente per quel che deve fare!
Questo atteggiamento del tipo “vivere di rendita” se da un lato è naturale, dall’altro deve essere combattuto con molta forza perché credo che il musicista debba essere molto orgoglioso di quello che è riuscito a costruire e di quello che ancora può dare. A patto che sia disposto a continuare ad andare avanti e progredire, come persona e come artista.
Ciò che “accende la fiammella” è sentirsi onorati del mestiere che si è scelto, e avere quindi la spinta ad andare avanti e perfezionarsi anche se si è già raggiunto un livello alto. Questa è la grande differenza tra i grandissimi musicisti, i quali anche dopo 30-40 anni di esperienza nella musica continuano a migliorare e a modificare il proprio stile, e i tanti che una volta entrati nel mondo della musica e raggiunta una certa età tendono invece a fermarsi lì dove sono, rimanendo sempre uguali a se stessi.
Alcuni musicisti a livello mondiale sono un vero riferimento in questo senso, per il loro spirito di ricerca in continuo fermento. Te ne accorgi subito: basta semplicemente ascoltare una serie di lavori e progetti in un arco di 4/5 anni e noti subito una grande evoluzione tecnica e musicale.
Se non c’è questa evoluzione vuol dire stai ripetendo il prodotto, che stai rigirando le cose che già sapevi. Un vero artista non rinnega il passato ma lo valuta in quanto tale, ed è disposto ad ammettere che fa parte di un mondo che non lo rappresenta più. Artisti come Ravi Shankar, Robert Fripp, Glenn Gould, Yehudi Menuhin, Frank Zappa, Bill Bruford, John Coltrane e tantissimi altri hanno sempre messo in evidenza una grande differenza rispetto al passato in tutti i loro lavori.
Questo è fondamentale specialmente per chi, oltre a suonare, compone la propria musica. Considero molto deprimente mettersi a scrivere un brano, oppure progettare un nuovo gruppo musicale o ancora sbattersi per organizzare un concerto, senza settarsi mentalmente per realizzare qualcosa di nuovo che prima non esisteva, almeno in quella particolare forma che gli voglio dare!!
Davvero illuminante, anche per me che suono la chitarra solo da 5 anni e ora ne ho 18. In effetti anch’io ora che so fare quasi tutte le mie canzoni preferite ho smesso di migliorare la mia tecnica e di imparare cose nuove, è ora di riprendere in mano seriamente la chitarra
Grande, dacci dentro!