Credo che per un musicista serio la musica debba essere una metafora della vita. Lui (o lei) deve interpretare la musica, lo studio, l’esperienza musicale come giustificazione delle cose che accadono nella vita. Personalmente arrivo sempre a inquadrare tutti gli avvenimenti della mia vita all’interno della musica. Questa cosa mi è arrivata per caso trent’anni fa, specialmente scoprendo la biografia dei grandi musicisti prevalentemente classici ma anche jazz e rock, da cui ho capito che fare musica vuol dire trovare le risposte a quello che succede “fuori”, nella vita. Non esiste un fatto nella vita che possa accadermi che non sia per me inquadrabile all’interno di un’esperienza musicale.
Questo collegamento tra musica e vita si riscontra anche negli stessi argomenti più tecnici, ad es. studiando la polifonia. Per me la polifonia non può essere scollegata da una specifica impostazione mentale. L’equilibrio di 2 o 3 voci che suonano contemporaneamente è associato all’equilibrio di due o tre persone che ragionano liberamente. In una vera polifonia non ci può essere una voce principale, seguita a ruota da altre voci di importanza secondaria. Così come non ci può essere uno che comanda e altri che seguono. Questa è una metafora che si riscontra tantissimo sia nella musica jazz sia nella musica classica. Un esempio che faccio spesso è quello dei concerti di Paganini, lui grande solista con dietro un’orchestra a produrre suoni con pura funzione di accompagnamento. Nel jazz la stessa cosa succede ad esempio nei soli di Charlie Parker, dove la sezione ritmica è rilevante ma sicuramente molto meno del materiale che suona il grande solista. Questi sono esempi di musica che io considero non tipicamente democratica.
Ma esistono anche tanti esempi rovesciati: in ambito classico, basta pensare al 2° concerto per pianoforte e orchestra di Bartok, dove il pianista deve affrontare una serie di difficoltà tecniche estreme, altrettanto presenti però nella parte dell’orchestra (ad es. le trombe suonano cose molto complicate, pur trattandosi di un concerto per pianoforte!). Questo discorso si incontra anche nella musica jazz, pensiamo al trio di Bill Evans e Scott La Faro dove la democrazia è totale, la difficoltà è massima per tutti gli strumenti e l’incastro delle idee che si viene a creare in questo tipo di sonorità è estremamente equilibrato e democratico.
Estremizzando e banalizzando, considero democratica la musica di tipo polifonico in cui ogni parte ha un pezzo molto importante del discorso e tutti devono dare il massimo per realizzare il fine. Al contrario di una situazione tipica di autoritarismo, in cui c’è un solista troppo sproporzionato e la ritmica è succube del solista. Questo per me è uno dei tanti esempi che si possono fare per dimostrare che musica e vita sono due cose che procedono parallelamente.
Mente aperta a tutti!
ASCOLTI:
Niccolò Paganini (1782 –1840)
Concerto per violino e orchestra n. 2, in si minore, Op. 7 (La Campanella):
www.youtube.com/watch?v=ylWYAga7wnM&list=PLF8axUf6Xk3RA-IXsYx7GqNOZv-p7WDSr&index=2
Charlie Parker (1920 –1955)
Confirmation: www.youtube.com/watch?v=yXK0pZx92MU
Béla Bartók (1881 –1945)
Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra: www.youtube.com/watch?v=dn6zug3f__4
Bill Evans (1929 – 1980)
Solar – Bill Evans pianoforte, Scott LaFaro contrabbasso, Paul Motian – batteria: www.youtube.com/watch?v=jcmdaCk2i4c