Joseph Schillinger (1895 – 23 March 1943) è stato un teorico e insegnante di musica di origine russa ma vissuto negli Stati Uniti, che ha avuto un’influenza enorme su tanti compositori americani a lui contemporanei. Dopo la sua morte è stato dimenticato per una quarantina d’anni, finché negli anni 90 è stato in parte riscoperto, mentre i compositori con cui aveva avuto un rapporto diretto hanno portato avanti un discorso musicale molto particolare. Tra i suoi allievi più importanti ci sono George Gershwin, Benny Goodman, Glenn Miller, Henry Cowell, ecc.
S. ci ha lasciato alcune composizioni (non tante), ma soprattutto diversi materiali, in particolare i due volumi giganti di oltre 1600 pagine intitolati “The Schillinger System of Musical Composition”. Questo lavoro ha una caratteristica molto particolare rispetto ai normali manuali che ci sono in commercio, ovvero quello di rapportare tutto il lavoro di apprendimento e sviluppo della composizione alla matematica. Qualsiasi concetto analizzabile in musica, che si parli di ritmo, armonia, contrappunto, melodia, forma ecc., si basa su regole matematiche precise che possono trasposte da un ambito all’altro. Al di sotto di ognuno dei vari argomenti che compongono la materia musicale esiste un modello, una struttura replicabile negli altri aspetti attraverso una serie di numeri.
Tutto questo da un lato è molto eccitante per chi ha una mente molto logica e deduttiva, ma può essere molto scoraggiante per chi preferisce un rapporto solo intuitivo con la musica. Anche se questi due volumi sono piuttosto scomodi da seguire in quanto estremamente vasti, contengono però una miniera di idee per la creazione di nuova musica.
Diversi musicisti e insegnanti hanno sviluppato i suoi concetti. Tanto per dire, la Schillinger House aperta nel secondo dopoguerra a Boston è diventata la Berklee College of Music, appunto fondata da un ex allievo di Schillinger. La maggior parte del materiale didattico che ha reso famosa la Berklee College of Music negli anni 60 e 70 è praticamente uno sviluppo del lavoro di S.
Pur non avendo lasciato molto materiale a livello compositivo, l’approccio così particolare di S. può diventare uno molto utile per poter trovare nuove soluzioni musicali, in particolare se si vuole sviluppare musica creativa e innovativa. Chiaramente se si lavora su musica estremamente pratica o semplice come la musica pop, il suo lavoro non ha un gran valore.
Si tratta di un’impresa piuttosto ciclopica in quanto parliamo di concetti che per essere applicati hanno bisogno di anni, ma anche solo usare una piccola parte del lavoro di S. porta ad avere un approccio sulla musica molto rigoroso e ben sviluppato.
Ovviamente non è roba per musicisti o compositori pigri che si accontentano di soluzioni facili…
Mente aperta a tutti!