Questa è una domanda che prima o poi arrivano a porsi tutti i musicisti, anche i professionisti.
Stiamo parlando di un periodo dove suonare è difficile perché le occasioni e i posti per suonare sono diminuiti, i cachet si sono abbassati e solo il 20% dei musicisti attivi lavorano tanto e a prezzi altissimi. Quindi rimane poco o niente per gli altri.
Se appartieni all’altra fetta del mondo, ovvero a quell’80% che sta nella media, la domanda è: suonare gratis o non suonare addirittura? In realtà se non appartieni al 20% dell’élite, l’unica alternativa vera che hai è fare un cambio di livello. Cosa vuol dire? Per cambio di livello intendo di cercare di entrare nell’altra categoria. Trovare un modo per posizionarsi bene e rientrare nella percentuale ristretta di chi suona guadagnando bene.
Per far questo come si fa? Chiaramente è molto complicato, esistono tantissime teorie. Tra queste potrebbe esserci, paradossalmente, quella di suonare gratis, suonare senza ricevere alcun cachet. Suonare gratis può in alcuni casi funzionare, ma solo se è considerato come un momento transitorio, un mezzo che deve portare a qualcosa di preciso. Suonare gratuitamente solo per suonare non serve a niente. Se è solo per dire “mi faccio conoscere” non serve, perché bisogna capire da chi ti fai conoscere e come ti fai conoscere.
Suonare gratuitamente solo per fare esperienza può funzionare, se sei all’inizio e comunque per poche volte. Non deve diventare un’abitudine. Suonare con la scusa di far esperienza senza avere obiettivi chiari non porta risultati validi. Può avere senso solo se serve per portare avanti un proprio progetto, per farlo conoscere, per fare determinati concerti che si sa che potranno dare dei risultati.
Tutto il resto è da evitare, ed evidentemente non continuare per molto tempo se vuoi che la musica diventi la tua professione. Se con la musica ci devi mangiare, devi calcolare quante cose puoi fare gratuitamente, quanto puoi investire, perché suonare gratuitamente vuol dire spendere, e spesso spendere molti soldi perché comporta spostarsi e viaggiare. Spendere per suonare deve essere considerato un investimento, nel senso che ti deve dare un ritorno il più possibile calcolato.
Se invece non hai un piano di attacco serio su come organizzare le date, credo che suonare gratuitamente sia la cosa peggiore che si possa fare a se stessi e agli altri. Prima di tutto a se stessi perché ci si illude che funzioni ma non funzionerà, e ancora peggio perché ci si abitua a non essere pagati per il proprio lavoro quindi la propria autostima, anche se inconsapevolmente, scende tantissimo. È probabile che continuando così entro qualche mese o massimo un anno o due si arrivi a smettere di suonare.
Ma il danno non è solo per se stessi ma all’intero mercato. Io offro il mio concerto al minor prezzo possibile e il gestore del locale o l’organizzatore di un festival viene abituato a musicisti disposti ad abbassare sempre di più il proprio prezzo. Questo è il risultato di una pratica che è diventata un’abitudine, anzi un modo di fare molto preciso.
Succo del discorso
Suonare gratuitamente può funzionare solo quelle poche volte (e dovrebbero restare veramente poche) che lo si fa per promuovere un progetto preciso che dovrà poi saltare di livello, oppure per fare un certo tipo di esperienza.
Chiaro che c’è differenza tra chi ha un proprio progetto da promuovere e chi è un musicista agli inizi che si permette di esibirsi gratuitamente per fare esperienza. Hanno obiettivi diversi e dovrebbero lavorare su target diversi. Questo lo dovrebbe capire anche colui che organizza musica live. Dovrebbe essere in grado di distinguere tra ragazzi alle prime armi che magari non garantiscono una esibizione perfetta, e musicisti professionisti che a titolo promozionale accettano temporaneamente e in casi particolari, di suonare gratuitamente, producendo però una performance di alta qualità. Sono categorie diverse che non andrebbero mescolate tra loro.
Mente aperta a tutti!